domenica 14 dicembre 2008

Perchè un TUC TUC




Come dicevo uno degli obiettivi di questo viaggio prevedeva la destinazione di circa 2500 euro raccolti con alcune iniziative in Italia.


Abbiamo voluto verificare con i nostri occhi quale poteva essere la necessità del momento e abbiamo fatto alcune considerazioni:

il sostentamento ai bimbi non manca, alcuni bambini sono "sponsorizzati", questo è il termine che usano loro per indicare il sostegno a distanza, è un termine che a me non piace, ma devo dire che rende l'idea, con i soldini che vengono inviati, diversi bimbi hanno assicurato cibo, cure mediche, e scuola. E poi ci sono gli amici di tutto il mondo che mandano piccoli aiuti. La costruzione del nuovo orfanotrofio prosegue, anche se ha subito dei rallentamenti, perchè il governo ha imposto che i bimbi vengano suddivisi nei dormitori, non solo per sesso, ma anche per età. Il refettorio è pronto, l'infermeria anche, un dormitorio è quasi finito, altri due sono in costruzione. Il progetto iniziale prevede una struttura che sia autonoma e che si possa autosostenere, per cui sono stati previsti anche la coltivazione di un orto e l'allevamento di alcuni animali. E devo dire che i responsabili del centro hanno lavorato molto bene: ci sono diverse mucche che producono latte sufficiente per il sostentamento dei bimbi e per la vendita ad un resort con cui è stato firmato un contratto di fornitura, mentre eravamo lì è anche nato un vitello. Stessa cosa per le galline, sono tante e producono tante uova. Nell'orto mi hanno mostrato con grande orgoglio piante di banano, mango, papaya, frutto della passione, ananas, e poi verdure come melanzane, peperoni, pomodori. La produzione è ancora minima, ma promette bene. E i ragazzi più grandi ci si dedicano con tanta dedizione.


Avevamo pensato di acquistare il materiale per l'arredamento e la stumentazione necessaria alla nuova infermeria, ma prima che i bimbi possano trasferirsi nella nuova struttura passerà ancora molto tempo e il rischio è che le cose acquistate si rovinino o vengano rubate prima che possano essere utilizzate. Allora osservando la vita di questa piccola comunità ci siamo resi conto di una cosa, su 85 bambini, ogni giorno almeno 4 o 5 devono essere accompagnati dal medico, perche ammalati e questo comporta la spesa di almeno 10 euro al giorno per il trasporto in ospedale. Così vale per tutti i piccoli spostamenti necessari e allora abbiamo pensato ad un TUC TUC.

E' un mezzo di trasporto molto utilizzato in quelle zone, è praticamente un Ape adibita al trasporto di persone, con consumi ridottissimi. Possedendone uno la comunità può abbattere la spesa necessaria ai trasporti in ospedale e può anche avere degli introiti, utilizzandolo come taxi a pagamento per chi ne ha bisogno nei dintorni.

Ci siamo messi alla ricerca di un modello usato, perchè nuovo era proprio fuori badget, ne abbiamo visionati molti, Piergiulio li ha provati tutti personalmente, ed è stato divertente vederlo sfrecciare sulle strade africane con questo mezzo, osservato da tutti perchè assolutamente fuori luogo: un Muzungo Driver!? Abbiamo contrattato con tutta Malindi e dintorni per riuscire ad avere il migliore al prezzo più basso.

Alla fine ce l'abbiamo fatta, ed è stata una grande festa.






Gli amici di "Lucignolo", ristoro sul lago di Martignano, hanno donato circa 650 euro; la mia mamma ha realizzato e venduto alcune creazioni di bigiotteria artigianale e il ricavato, 150 euro si è unito al gruzzolo; Riccardo e il suo papà si sono prodigati nella zona di Rovigo e grazie al Coro di Montepasubio, al Progetto Vista Toffoli, ai dipendenti BNL,Wind, Rce Foto, Martinelli. Wisp di Rovigo hanno raccolto il resto della somma.

lunedì 8 dicembre 2008

1 Moja, 2 Mbili, 3 Tatu...








Abbiamo preferito alloggiare in una casa privata, hanno scelto per noi una bella casa immersa in un meraviglioso giardino, è vicino al centro del paese, e volendo possiamo arrivare all'orfanotrofio anche a piedi. Siamo protetti da un altissimo muro di cinta, tante serrature con lucchetto e un guardiano notturno. D'altronde per i locali siamo turisti e quindi preda per chi ha fame. E' triste, ma è così. L'angelo della nostra casa sarà per quindici giorni la dolcissima Katrina, africana un pò atipica nel modo di pensare, sempre delicata e discreta, con a seguito i suoi due bellissimi bambini, Moses e Daniel.
Ci sistemiamo nelle camere, svuotiamo le valige e andiamo a cena in un ristorante locale, frequentato da Kenyoti e residenti.


Fa giorno presto, saranno state le cinque del mattino quando la luce intensa inonda la nostra stanza, non ci sono tapparelle alle finestre, in realtà non ci sono nemmeno i vetri, ma solo un 'inferriata, la zanzariera doppia e una tenda in tessuto con stampe tipiche. Per giorni alle sette di mattina ci svegliamo con grida ritmate che provengono da dietro il muro di cinta, sembra una preghiera, forse un rito animista, scopriamo poi che si tratta di un allenamento di Karate nella palestra a cento metri da casa. Ora, a me già fa strano che ci sia una palestra, figuriamoci se potevo pensare al Karate.

Il programma del nostro soggiorno prevede:
- stare con i bimbi più tempo possibile;
- capire quale sia il modo migliore per spendere i 2500 euro raccolti in Italia con varie iniziative;
- verificare lo stato dei lavori del nuovo orfanotrofio e farci fare un nuovo preventivo per ultimare i lavori dei dormitori;
- acquistare un terreno per un'attività futura.

I bimbi sono felici di rivederci, e ci assalgono al nostro arrivo, ognuno di loro vuole stringerci la mano, qui i baci si usano poco, e litigano fra loro per chi deve portare le nostre borse. Non puoi negarglielo, si offenderebbero e allora lasci che si carichino degli zaini anche se sono pesantissimi, gli affidi la fotocamera, pagata faticosamente a rate, anche se hanno solo tre anni e la trascineranno e sbatteranno sul tavolo. Questo è il loro Karibuni (benvenuti)

Sono sorpresi e molto divertiti nel sentirmi parlare kiswahili.

In kenya le scuole si fermano un mese ogni tre e novembre è mese di scuola. Troviamo solo i piccoli sotto i sei anni, gli altri sono a scuola, tornano dopo mezzogiorno per il pranzo e per le due tornano a lezione. Il cuoco e gli inservienti preparano il pranzo, ugali e verdure, le mamy accudiscono i neonati, alcune donne stendono tanti coloratissimi abiti ad usciugare sui lunghissimi fili che vanno da un capo all'altro del giardino, i piccoli fanno lezione come nei nostri asili, imparano a contare dai giochi, oggi il più bravo sarà chi raccoglie più foglie cadute e le mette nel secchio senza sbagliare il conteggio.


Il pranzo è pronto, i grandi pochi per volta tornano da scuola, naturalmente, (sembra di essere in un college inglese) ognuno di loro ci stringe la mano e si avvia a mangiare, i piccoli tolgono la divisa, si lavano, o almeno quella è l'intenzione e cominciano a saltellare sotto i fili di panni stesi troppo in alto per riuscire a tirar giù la loro maglia o il pantalone preferito. Fanno tenerezza, non chiedono aiuto ai grandi, ne tantomeno i grandi nei paraggi si preoccupano di aiutarli, si vede che sono abituati a doversela cavare da soli e allora girano e girano pensando a come possono arrivarci, chi usa un bastone, chi sale su una sedia, chi si fa sollevare da un compagno troppo piccolo e esile per riuscire nell'intento. Non resisto, li aiuto.

Piergilulio e Riccardo intanto, intrattengono quelli che aspettano il loro turno...